Anche nel contesto familiare, gli abusi sui minori possono essere innumerevoli e possono tradursi in varie forme di violenza da quella fisica e/o sessuale a quella psicologica cosi subdola e invasiva, in molti casi in entrambe. Qualsiasi sia la tipologia di abuso, sopra tutto quando il contesto è proprio quello familiare, ritroviamo una caratteristica che compone spesso la base sulla quale si svolge la violenza, ossia l’agire di tipo persecutorio. La Persecuzione in tal senso rappresenta come una piattaforma per il genitore violento che non solo, grazie ad essa, riesce ad accendere la miccia dell’azione crudele ma che utilizza come il terreno più fertile per muoversi e creare provocazioni artificiose e pericolose che giustifichino l’azione seguente cosi invasiva e dolorosa per chi la riceve. Ma la persecuzione, ovviamente non può mostrarsi in modo chiaro, alla luce del sole. Ha bisogno di una grande alleata che possa mistificare agli occhi del figlio e di chi, intorno al minore potrebbe comprendere la cruda verità celata dietro le sembianze del genitore violento e questa è la capacità manipolatoria.
Persecuzione e Manipolazione spesso possono essere l’una sovrapposta all’altra poiché l’una strumentale all’altra e viceversa. Il genitore che abusa di un figlio utilizza molte strategie di mistificazione per portarsi il più lontano possibile da una visione di persona crudele e capace di dare tanta sofferenza ad un figlio.
Purtroppo tali personalità, delineate in modo molto netto dalla loro stessa manipolazione che è riuscita a confondere realtà e menzogna, possono trovare terreno fertile proprio esercitando la loro indole violenta su un minore, dato che un bambino ricerca nell’adulto, ancor più se questo è uno dei suoi genitori, non un riempitivo alle sue debolezze o ad un bisogno di aderenza a luoghi comuni appresi in società ma un semplice, diretto e profondo bisogno di fidarsi di qualcuno che lo guidi nel diventare adulto e lo aiuti a sviluppare le risorse di cui è dotato. L’ingenuità dei bambini non è in realtà che il genuino desiderio di credere che l’inganno e la crudeltà facciano parte di un loro immaginario inesistente, che li terrorizza e dal quale vogliono essere protetti proprio dalle figure che si prendono cura di loro.
Un bambino non può credere che un genitore possa avere sia pur la minima intenzione di fargli del male. Le persone che lui ama, in qualunque modo agiscono, lo fanno solo per il loro bene. Ed il genitore violento è perfettamente consapevole della fiducia incondizionata e pulita che regna nell’animo di un bambino, a maggior ragione se questo è suo figlio.
In molti casi di violenza esercitata sui minori da parte di uno dei due genitori, sopra tutto quella psicologica, la situazione di abuso stenta ad emergere perché celata da comportamenti manipolativi che riescono a ricoprire il genitore abusante con le vesti di una persona attenta, scrupolosa e preoccupata.
Le strategie di mistificazione possono essere molte in mano ad un genitore che vuole nascondere la sua violenza. Egli può riferire che le sue azioni sono sempre dettate da un ‘intenzione di protezione, amore profondo, di educazione facendolo apparire in realtà molto scrupoloso, attento alla cura del proprio figlio, solo ansioso per i cosi detti pericoli del mondo esterno ed eccessivamente preoccupato della sua educazione.
La linea di demarcazione tra violenza ed educazione è molto sottile e spesso è uno dei principali alibi sul quale il genitore violento e persecutore si pone per confondere la capacità di analisi e consapevolezza sia della sua vittima, sia di chi potrebbe essere chiamato a giudicare.
L’educazione in tempi non troppo lontani era portata avanti con metodi correttivi molto drastici, restrittivi, anche tramite pene corporali e coercitive.
Ma come noi ben sappiamo tali misure educative nel tempo si sono andate riducendo, in considerazione del minore che è stato sempre più considerato una persona con pieno diritto di tutela e rispetto.
Molti genitori abusanti riferiscono che le loro azioni nei confronti del figlio come ad esempio non farlo mai uscire, controllare le sue abitudini in modo ossessivo, usare offese e percosse se non ubbidiente alle sue richieste sono tutte originate da una normale preoccupazione per un figlio che sta dando segni di un disagio crescente. Alcune volte a ciò si possono aggiungere altre situazioni che aggravano il quadro di abuso. E’ lo stesso genitore che può creare artificialmente un problema nel figlio per poi utilizzare lo stesso problema per giustificare il suo agire persecutorio e aggressivo. E’ il caso del padre che, continuando a definire suo figlio grasso, lo ha indotto a sviluppare un’anoressia cosi grave da poter in seguito giustificare le botte date su di lui perché troppo magro e inappetente o il caso di una madre che, dopo aver demolito nel tempo tutte le amicizie della figlia poiché lei stessa donna asociale e schiva delle persone, nel vedere la ragazza sempre a casa, l’ha iniziata ad additare davanti i familiari chiamandola pazza, chiedendo anche l’aiuto di uno psichiatra per forzarla ad uscire con gli altri e per farle assumere psicofarmaci. Altro esempio è quel padre che, con la motivazione di dover rendere i suoi figli uomini aveva iniziato a portarli sulle piste nere senza che sapessero sciare e sulle ferrate alla sola età di 6 e 8 anni, minacciando punizioni e botte se avessero osato solo protestare oppure quella madre, che malata di Ortoressia, ossia con un’ossessione delirante sul cibo, aveva convinto la figlia di essere malata a tal punto da farle sviluppare gravi sintomi fisici ogni qualvolta assaggiava un cibo diverso da quello che la madre le faceva mangiare oppure farla accusare il padre di volerla avvelenare quando lui le proponeva un dolce o un nuovo alimento.
Ci sono anche genitori che possono usare più metodi allo stesso tempo al fine di destabilizzare il proprio figlio/a e cosi avere ancora più motivazioni per potersi accanire su di loro, scatenare scontri e avere motivazioni più possibile plausibili per giustificare schiaffi e percosse di vario tipo.
Spesso si assiste a casi nei quali un genitore crea tali situazioni destabilizzanti per poi accusare l’altro genitore di essere la causa del disagio del figlio. La strumentalizzazione del figlio è infatti spesso l’origine del comportamento persecutorio e violento di uno dei due genitori che tenta in tutti i modi di riprendersi il potere sull’ex partner e non riuscendovi scatena la sua aggressività sulla persona più debole come può essere un minore oppure creare situazioni con le quali colpevolizzare e accusare solitamente l’ex compagno o coniuge.
Contrariamente a ciò che accade all’interno di questo tipo di relazioni disturbate e violente, le persone che sono all’esterno cadono in certi tipi di manipolazione, hanno un’opinione sul genitore persecutore come premuroso e molto presente e pensano che il disagio che fa preoccupare in modo ossessivo il genitore ansioso sia cosi evidente da non poter proprio sospettare che lui o lei stessa siano l’origine di ciò. Il fatto poi che nella gran parte dei casi l’altro genitore si accorga di quello che accade e segnali il problema confonde ancora più la situazione e fornisce più elementi per farsi colpevolizzare dagli altri che non riescono a sospettare che in realtà sia in buona fede.
Si parla spesso di violenza fisica e psicologica sui figli ma raramente vengono descritti i metodi e le strategie con i quali si riesce a mettere in atto tale forma di maltrattamento. L’astuzia del genitore violento si nutre del suo stesso ruolo che prevede severità, attenzione scrupolosa e autoritarismo ove necessario e che quindi offre una copertura sicura a certe azioni ritenute necessarie. Inoltre la situazione reale viene, nella maggior parte delle volte, nascosta dal figlio stesso proprio perchè l’amore verso il genitore abusante viene vissuto sempre in pericolo. La paura di perdere la persona che più si ama, la paura comunque di essere e sentirsi il/la responsabile dello scatenarsi di azioni violente da parte del padre o della madre, i profondi sensi di colpa che ne conseguono ricoprono di silenzio la vita di quei figli che subiscono la persecuzione crudele e i soprusi fisici e/o psicologici.
Per non parlare del profondo senso di vergogna che ricopre l’animo del minore vittima di atti di natura sessuale compiuti da un familiare.
Il silenzio e la paura sono spesso compagni fedeli all’interno della giovane vittima.
Una delle possibilità che rimangono ai minori che subiscono è quella che l’adulto impari a riconoscere la manipolazione e che non si fermi in superficie o si faccia attrarre solo da ciò che il genitore riferisce.
Quando la manipolazione riesce ad essere la veste che trasforma una persona, priva di confini e caratteristiche legate al proprio Sé, in un individuo carismatico e trascinatore dell’altro, dobbiamo considerare che gran parte delle sue azioni messe in atto sono scaturite il più delle volte da strategie collaudate nel tempo che, arrivate a permeare ogni azione del soggetto in questione, sono diventate loro stesse parti integranti della sua personalità, mistificando persino alla sua coscienza il fatto che esse originino da una propria programmazione ben precisa e determinata e non da una matura personale delineazione di una personalità ben strutturata. Queste stesse strategie, cosi radicate nell’individuo hanno poi un impatto sull’altro molto forte, diventando di volta in volta e di caso in caso collusive con parti predisposte ad accogliere elementi che si legano al nostro bisogno di ammirazione, di emulazione o al contrario alla nostra tendenza alla compassione, al rifiuto della sofferenza o al bisogno che qualcuno sopperisca alle personali fragilità e insicurezze. Pertanto ciò che si era originata come Mistificazione è diventata Fascinazione sia per chi ha messo in atto certi comportamenti sia per chi si è relazionato con essi, dando la conferma, sia pur falsificata, che si possa giungere ad un successo personale anche per vie trasversali o comunque poco comuni.
Le possibilità per un minore vittima di violenze si aprono nel momento in cui non ci si ferma alle superficiali apparenze o ai luoghi comuni riportati dal genitore accusato. Bisogna riuscire a leggere dietro lo sguardo di un bambino, dietro il minimizzare del minore al quale si pongono domande, dietro uno scenario che spesso diventa un copione sempre uguale nel quale un figlio diventa solo un attore ed uno strumento nelle mani di uno dei due genitori senza scrupoli. A noi adulti spetta il compito di dare ascolto a quel piccolo animo sofferente che vive nell’inivisibilità dettata solo ed unicamente dall’amore.
Dottssa Stefania Jade Trucchi